Una terra così ricca di odori, di profumi, di colori, di contrasti, non poteva non avere una cucina forte.
Forte non nel senso di robusta, ma di sensuale. Quasi tutte le ricette prodotte nell'isola hanno questa caratteristica.
La grande e costante presenza del cappero, conferisce ad ogni piatto la sensualità stessa della pianta, la carnosità lieve del fiore, l'acclarata potenzialità del frutto.
Pietanze ricche di colore e di calore, che si mangiano già con gli occhi prima di assaggiarle. I colori sono parte integrante ed insostituibile dei piatti.
Le sfumature di verde scuro, tipiche del cappero, si smorzano spesso con il tenue rosso dei pomodori, con l'intenso verde del basilico e della menta, col bianco abbagliante e carnale dell'aglio, con le violacee striature della cipolla, col giallo della buccia del limone, col paglierino tendente al verdognolo del sapido olio isolano.
Ogni piatto è un invito al godimento dei sensi. E per godere appieno di queste sensazioni, per afferrarle in tutta la loro complessità, occorre andare nelle Eolie in primavera. Il cappero viene raccolto da maggio ad agosto.
Festa del Cappero a Salina (ME). La manifestazione si svolge ogni anno la prima domenica di giugno, nell'incantevole piazzetta di Sant'Onofrio a Pollara, piccolo paesino nell'isola di Salina, di fronte ad un panorama mozzafiato.
Il vero protagonista è il cappero: capperi in insalata, con la pasta, con la carne, col pesce, con le fantasie di ortaggi e verdure selvatiche, con gli stuzzichini o, semplicemente, da solo. Vi è un’esposizione di prodotti tipici locali con degustazione di decine e decine di piatti tradizionali della gastronomia isolana preparati dai ristoratori e dagli abitanti.
Alla festa, che si svolge nella piazza della chiesa di Sant’Onofrio, partecipano ogni anno migliaia di persone; numerosissimi anche i turisti, meravigliati e stupiti dall’atmosfera che si respira.
Sembra proprio di essere quasi in famiglia, grazie alla cordialità e all’allegria che regnano e fanno da cornice alla buona e genuina cucina eoliana ricca di profumi e di sapori.
La pianta del cappero è diffusa nell’area mediterranea dall’antichità, infatti riferimenti all’utilizzo dei capperi per uso alimentare e medicinale si trovano nella Bibbia, negli scritti di Ippocrate, di Aristotele e di Plinio il Vecchio.
Il cappero, il cui nome si fa risalire all’arabo “Cabr” o “Cabir”, è originario della zona sub-tropicale asiatica.
Forse non tutti sanno che i capperi sono i fiori della pianta ancora in bocciolo.
Lasciati sbocciare, sono fiori bellissimi, eleganti e fragili, direi esotici. I frutti si chiamano “cocunci” e somigliano ai cetriolini. Poter vedere la pianta in fiore vuol dire che ne è stata trascurata la coltivazione: ogni fiore è un cappero non raccolto.
Nelle Eolie ve ne sono due varietà: la “nocella” e la “nocellara” i cui frutti vengono, da tempo immemore, messi sotto sale per conferire loro un gusto particolare. Terreno, coltivazione, aria, metodo di conservazione, fanno del cappero un prodotto unico ed irripetibile, l’emblema stesso dell’isola.
È il protagonista della cucina eoliana, lo troverete negli antipasti, nelle insalate, nella pasta, nei condimenti per i secondi o, semplicemente, da solo, con il pane fatto in casa ed appena sfornato.
Ma il cappero non è soltanto un piacere della tavola, già nel seicento un trattato ne decanta le proprietà curative. Sembra difatti che fosse un sedativo, suscitasse l’appetito, abbassasse la pressione arteriosa e mitigasse il mal di denti. C’è un’altra qualità del cappero che non possiamo sottacere: sembra che ridesti qualche altro perduto appetito (sic..!). Questa credenza è, d’altra parte, molto diffusa in tutta l’area mediterranea e viva nella tradizione popolare contadina. In ogni caso, sono state da poco accertate proprietà terapeutiche nella cura del colesterolo.
Una terra così ricca di odori, di profumi, di colori, di contrasti, non poteva non avere una cucina forte.
Forte non nel senso di robusta, ma di sensuale. Quasi tutte le ricette prodotte nell’isola hanno questa caratteristica. La grande e costante presenza del cappero, conferisce ad ogni piatto la sensualità stessa della pianta, la carnosità lieve del fiore, l’acclarata potenzialità del frutto.
Pietanze ricche di colore e di calore, che si mangiano già con gli occhi prima di assaggiarle. I colori sono parte integrante ed insostituibile dei piatti.
Le sfumature di verde scuro, tipiche del cappero, si smorzano spesso con il tenue rosso dei pomodori, con l’intenso verde del basilico e della menta, col bianco abbagliante e carnale dell’aglio, con le violacee striature della cipolla, col giallo della buccia del limone, col paglierino tendente al verdognolo del sapido olio isolano.
Ogni piatto è un invito al godimento dei sensi. E per godere appieno di queste sensazioni, per afferrarle in tutta la loro complessità, occorre andare nelle Eolie in primavera.
Edizioni Avvenire 2000
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