Il primo è il modo migliore per vedere tanto e perdersi il meglio: è come passare davanti a favolosi tesori senza vederli. Il secondo è il solo modo che consenta di godere veramente ciò che va goduto.
Partite dunque per il periplo dell'Isola senza fretta, da Levante, con un kayak, o se proprio non ce la fate con un piccolo gozzo, in un mattino in cui il mare sia calmissimo. Pinne e maschera sono d'obbligo.
Potrete pranzare in una trattoria a Gelso, o, se amate il pic-nic sulla spiaggia, troverete il posto ideale anche per questo.
Dirigetevi con la barca verso le Punte Nere. Qui la lava si è stesa nel mare, come le dita aperte di una mano, dando luogo ad una serie di piccole insenature pittoresche. Sono gli estremi tentacoli delle colate di lave trachitiche (la trachite è roccia eruttiva effusiva, simile al granito e al porfido) che ricoprono il fianco nord orientale del cono vulcanico. Ben visibili dal mare con la loro formazione a ventaglio, si distinguono per la loro buccia rosso-mattone e nella parte bassa ospitano dei popolamenti pionieri di Erica arborea, il che costituisce un fatto botanico di notevole interesse. Non mancano, a ridosso dei frangenti, i verdi tamerici amanti della salsedine. Poi si entra nell'insenatura della Ròia, dalle pareti alte, verticali, dai mille incredibili colori e ricamate come il più fantastico dei merletti. Qui si aprono a livello del mare una serie di piccole grotte che bisogna visitare una per una, in barca o a nuoto: sono di una bellezza incredibile. La natura vi ha profuso a piene mani i suoi colori più smaglianti e le forme più bizzarre, in un armonioso susseguirsi di forme e colori che lasciano strabiliati. Bisogna ispezionarle con cura per scoprirne la rara bellezza fin nei minimi particolari: ora il soffice tappeto di alghe brune, ora il tetto giallo dalle incre dibili venature verde-azzurro, ora quel velluto rosso ruggine che colora pesantemente tutte le anfrattuosità più basse; e quelle strane nicchie, e quei rivo letti di acqua calda che sgorgano .dalla roccia pro prio là in fondo, e quei buchi che tornano a portare la luce proprio lì, nell'angolo più buio. La roccia è tutta traforata. Analogamente sott'acqua ci sono oblò, ponti e cunicoli facilmente attraversabili. Dulcis in fundo, poco prima di arrivare alla «Schìcciula», l'ultima grotticina, quella che sembra la più modesta, avrete la più bella delle sorprese: una piscina calda. Se il giro delle grotte vi ha un po' affatica ti e infreddoliti, eccovi servito il bagno caldo in acqua minerale!
Rimessi così in forma potete reimbarcarvi ed ultimare la visita di questa straordinaria insenatura. Le pareti su in alto grondano acqua e sono perciò ricoperte di muschi e felci. Qui è « A Schicciula », la fine di quel rivoletto di acqua limpida che avevamo già sçoperto nella valle della Ròia.
Superata Punta Lùccia, la navigazione può proseguire senza soste fino a Punta Quadrara. Qui vi è una piccola insenatura, poi a sinistra un grande oblò nella parete ed infine un cunicolo. Attraversabile con una barca piccola, esso vi inoltra in una grotticina, che appena diventa buia, piega bruscamente a destra, sprigionando all'improvviso dal fondo una luce intensissima verde-azzurra, fantastica ed irreale, quindi sbuca dall'altra parte della Punta.
Attraversato il tunnel di Puntà Quadrara, proseguite la navigazione fino a Punta Bandiera, oltre la quale eccovi Cannitello, la prima delle meravigliose spiagge di Gelso. Se avete portato la colazione a sacco, è questo il posto ideale per il pic-nic. Infatti, sulla sabbia nera finissima, sotto l'alta parete che limita la parte centrale della spiaggia, troverete abbastanza ombra dalle 13 in poi per pranzare e fare la siesta.
Dopo Cannitello un'altra piccola spiaggia, « Prai' e l'ùfali » e subito dopo la Spiaggia dell'Asino. Per crogiolarsi sulla sabbia nera non c'è che l'imbarazzo della scelta.
Segue « Scario », punto di fermata delle navi. Conviene salpare da Gelso non prima delle ore
17, perché superata Punta Faro, inizia la costa occidentale alta e a strapiombo sul mare, che presenta interessanti aspetti stratigrafici, meglio apprezzabili se il sole pomeridiano ne accende i colori. Da notare in particolare i dischi di lava nera, incuneati verticalmente tra gli strati orizzontali e messi in evidenza dagli imponenti fenomeni erosivi del mare. A Punta è onigliara c'è uno stretto e lungo cunicolo con tre uscite, che attraversa la punta da parte a parte. Rintracciarlo e attraversarlo coraggiosamente a nuoto, può costituire un'avventura emozionante.
Sotto i fianchi del Monte Saraceno gli strapiombi si addentrano lasciando tra di loro e il mare un piccolo pianoro, simile ad un cratere apertosi nel fianco del monte a livello del mare. Questa località si chiama "Grotta Abate" e pur rimanendo incuneata tra il mare e gli strapiombi, venne raggiunta dall'intraprendenza e dal desiderio di conquista degli antichi che vennero a coltivarla e perfino a costruirvi una casetta. E' un'oasi tra le rocce, un eremo, un rifugio. A sinistra è attraversata per intero dal dicco più imponente che si possa osservare in tutta l'Isola.
Procedendo oltre si incontrano ancora le coste alte che rovinano nel mare, come tagliate da un gigantesco coltello. Varcato lo stretto di mare tra punta di Capo Secco e Pietra dei Ouaiètri (piatto fara glione alto sul mare), ecco aprirsi come un'enorme bocca spalancata sul mare, la Grotta del Cavallo. Le pareti altissime ne consentono l'accesso a qualsiasi imbarcazione.
Se avrete osservato gli orari suggeriti in questo itinerario, giungerete qui nell'ora ideale, quando cioè il sole già basso, entrando a fiotti obliqui nella grotta, ne accende i riflessi rendendola estremamente suggestiva. Il mare risplende di un verde cristallo, le rocce sono rosso-fuoco, mentre l'alta volta della grotta lampeggia fantasticamente per i mobili riflessi lanciati dall'acqua. Non potrebbe esserci luogo migliore per il bagno pomeridiano. L'esplorazione dei fondai i è altrettanto interessante.
Da qui in avanti la costa si presenta molto varia e frastagliata, punte e baie si alternano con regolarità. Molto interessante e caratteristico per la strana forma è Capo Grosso. Il Faraglione di Ponente, o Scoglio delle Sirene, si erge come una statua che vigila l'ingresso della Baia di Ponente.
Superata questa Baia, prima di attraversare le Bocche di Vulcano, conviene puntare sui Faraglioni di Lipari, che si ergono come torri imponenti dalle acque profonde. Poco più avanti dei Faraglioni vi è un bellissimo arco naturale « u Pirciatu » attraversabile con la barca e, sbucando dalla parte opposta, l'altissima parete rosea molto suggestiva.
Esplorato questo angolo di Lipari si attraversano le Bocche di Vulcano ed ecco che Vulcanello, nel suo fianco orientale, vi consente di esaminare dal vero l'anatomia interna di un vulcano: l'erosione marina vi ha prodotto infatti un'interessante sezione, come fosse stato tagliato da una lama colossale e mostra chiaramente la struttura e la stratificazione del cono vulcanico.
Con quest'ultima fantastica visione si concluderà la vostra giornata dedicata al periplo dell'Isola. E sarà stata certamente una giornata indimenticabile.
Ci sono due modi di circumnavigare l'Isola: aggirarla velocemente con un veloce motoscafo, oppure costeggiarla lentamente in kayak da mare.
Testo fornito da Eugenio Viviani
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